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Cronache

Arresto di Emilio Fede, per il legale l’ex direttore del Tg4 era a Napoli per curarsi ma…

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Avrebbe dovuto essere ai domiciliari Emilio Fede. Non poteva lasciare la casa eletta domicilio per trascorrere la detenzione. È per questo motivo che ieri sera è stato arrestato a Napoli, sul lungomare, in un ristorante, con l’accusa di evasione. I carabinieri di Napoli, allertati dai loro colleghi di Segrate, hanno usato discrezione e buona educazione per chidere a Fede di lasciare il ristorante, dov’era assieme alla moglie, e seguirli fino all’albergo dove è costretto alla misura detentiva domiciliare in attesa dell’udienza di convalida dell’accusa di evasione. Infatti nessuno si è accorto nel ristorante del fatto che sia stato arrestato. Diciamo che un po’ si è compreso quanto accadeva perchè Diana De Feo, l’ex senatrice di Fi, sua moglie, è rimasta sotto choc per quanto accadeva. Lei era all’oscuro di tutto. Sapeva che il marito poteva essere a Napoli perchè aveva avuto un permesso per festeggiare il suo compleanno. E lui? Emilio Fede che cosa dice di quanto accaduto? Non dovrebbe parlare con i giornali ma ha fatto anche questo. Ha parlato di terrore per l’arresto. Ed ha sottolineato che nonostante la buona educazione dei carabinieri, si è sentito trattato come se fosse il peggiore dei delinquenti. Emilio Fede, dopo avere scontato già 7 mesi ai domiciliari, avrebbe dovuto completare la pena inflittagli con 4 anni di servizi sociali. A Napoli Fede era  arrivato su invito di un gruppo di suoi amici giornalisti con i quali avrebbe dovuto festeggiare il compleanno. “Sei giorni fa, – fa sapere l’ex direttore del TG4 – il Tribunale di sorveglianza di Milano, precisamente il magistrato La Rocca, mi ha comunicato che mi era stata concessa una liberazione anticipata. Sono proprio cose da pazzi, stavo mangiando una pizza con mia moglie ed ero appena arrivato a Napoli”. “Pensi – sottolinea il giornalista – che mi e’ stato addirittura negato di aprire la finestra. Voglio ricordare che sono caduto e adesso cammino appoggiandomi su un bastone. Immagini quanto posso essere pericoloso. Sono dispiaciuto per la giustizia e per la vita sociale visto che non posso neppure affacciarmi alla finestra”. E questa è la versione di Fede. Cioè che lui era a Napoli per festeggiare il suo compleanno in un ristorante del lungomare di Napoli con la sua sognare e con colleghi giornalisti. La versione del suo avvocato diverge. Era a Napoli per “delle cure, ha l’autorizzazione ad andare per comprovate esigenze di cura e ha avvisato i carabinieri di Segrate”, nel Milanese sostiene l’avvocato Salvatore Pino, chiarendo che Fede è in attesa della decisione sulla richiesta, già avanzata nelle scorse settimane, di affidamento in prova dopo la condanna a 4 anni e 7 mesi per il caso Ruby bis. Per domani alle 15, davanti al giudice di Napoli Fabio Provvisier, è fissata l’udienza per la convalida dell’arresto.  “Siamo in attesa del provvedimento”, ha detto il difensore, chiarendo che formalmente, dunque, il giornalista è ancora in detenzione domiciliare, ma “ha l’autorizzazione ad avvisare i carabinieri e ad andare a Napoli per esigenze di cura”. Secondo il difensore, Fede ha avvisato i carabinieri ma pare che gli venga contestato, sempre a detta del legale, di averli avvisati non prima di partire da Milano ma dopo. Anche le modalità dell’arresto sono raccontate in maniera diversa dall’avvocato di Fede. “È stato arrestato ieri sera mentre era in compagnia di sua moglie in una pizzeria da sei carabinieri in borghese e ora si trova nell’albergo dove di solito soggiorna in attesa dell’udienza di convalida di domani”, ha chiarito l’avvocato. I carabinieri in questo caso sono sei, no  più 3. Insomma la storia non è finita e ne sentiremo parlare ancora. Quello che è certo è l’accusa: evasione dagli arresti domiciliari. Difficile che torni in carcere, ma a Fede conviene essere più ligio alle regole.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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