Ancora una volta, il generale Khalifa Haftar gela tutti. Dopo il si’ di Tripoli alla proposta di un cessate il fuoco avanzata da Turchia e Russia, l’uomo forte della Cirenaica ha respinto la richiesta di uno dei suoi maggiori sostenitori, Vladimir Putin, che con Recep Tayyip Erdogan – sponsor dal canto suo del rivale Fayez al Sarraj – aveva sorpassato tutti in corsa, Ue compresa, lanciando l’appello a far tacere le armi a partire dalla mezzanotte di domenica 12 gennaio.
Kalifa Haftar. Il generale che comanda l’esercito del governo non riconosciuto di Tobruk e Bengasi
“Ringraziamo la Russia per il suo sostegno ma non possiamo smettere di combattere il terrorismo”, ha annunciato il portavoce del sedicente Esercito nazionale libico guidato da Haftar, Ahmed al Mismari, giustificando cosi’ l’offensiva contro le milizie che difendono il fragile governo di Tripoli, l’unico riconosciuto dall’Onu. Un’offensiva che, stando a informazioni frammentarie e difficili da verificare sul terreno, si concentra al momento attorno a Sirte e sulla stessa capitale libica. Nella notte l’aeroporto di Mitiga, l’unico funzionante a Tripoli, sarebbe stato preso di mira da nuovi raid, secondo il Libya Observer, che punta il dito contro l’aviazione degli Emirati arabi, altro attore nella guerra per procura libica schierato al fianco di Haftar. Ma accanto alle armi, nel Paese nordafricano si gioca anche una guerra di propaganda: come l’annuncio oggi, seguito da smentita, di un attacco all’accademia militare di Misurata, o il presunto sequestro del premier Sarraj al rientro ieri da Bruxelles, seccamente smentito. La mossa di Ankara e Mosca ha comunque spiazzato l’Unione europea che sulla scacchiere libico fatica a ritrovare il bandolo della matassa.
Conferenza di pace Palermo. La stretta di mano tra Haftar e Serraj sotto gli occhi di Conte e Al Serraj
L’Europa da mesi non riesce nemmeno a fissare una data per la sua conferenza di Berlino (Di Maio l’ha invocata “quanto prima” in una telefonata con l’omologo tedesco Maas), che nei desiderata dovrebbe servire a mettere tutti intorno a un tavolo e risolvere le contese. A Erdogan e Putin sembrava invece bastare un incontro per sancire una possibile pax libica che, dopo la spartizione di fatto della Siria tra le due potenze, doveva preludere a un loro accresciuto potere anche nel Mediterraneo centrale. A discapito soprattutto di Italia e Francia, abituate fino a non molto tempo fa a esercitare la loro influenza al di la’ del Canale di Sicilia. Un ritorno a un passato glorioso e mai dimenticato per la Turchia, che alimenta cosi’ le ambizioni neo-ottomane di Erdogan che in Libia sta schierando i suoi militari. Il sultano di Ankara non perde occasione per ricordare ai turchi di “essere tornati nei luoghi dove i nostri antenati hanno scritto la storia”, prima della conquista coloniale italiana nel 1911. Una proiezione verso Ovest molto utile invece alla Russia per accrescere il suo peso nelle relazioni con l’Unione europea, per la quale la Libia rappresenta un’importante fonte di approvvigionamento di petrolio, oltre che la porta di accesso per i migranti. Gli stessi protagonisti dell’Ue si rendono conto della necessita’ di accelerare in fretta il ritmo della loro azione per non farsi estromettere e per non vedere ulteriormente affievolire il loro ruolo. “E’ importante essere parte della discussione, dobbiamo essere piu’ attivi sullo scenario internazionale”, ha ammesso il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Il ruolo dell’Italia. Il ministro Luig Di Maio col suo omologo turco sta provando a far cessare il fuoco
Sabato sara’ in Turchia ed Egitto per discutere del dossier. Mentre i ministri degli Esteri dell’Ue si incontreranno domani a Bruxelles per una riunione del Consiglio. In vista dell’appuntamento e reduce da un tour diplomatico in Nord Africa, il titolare della Farnesina Luigi Di Maio e’ tornato a denunciare le “interferenze da parte di Stati esterni” e ha invitato l’Ue ad adottare un embargo sulle armi dirette verso la Libia.
Ilaria Salis continua a essere trattenuta in custodia in Ungheria: la richiesta dei suoi legali di passare ai domiciliari è stata respinta dal tribunale di Budapest. Questa decisione è stata accolta con delusione dalla famiglia e dagli amici di Ilaria, ma non è stata una sorpresa.
Il giudice Jozsef Sós ha motivato la sua decisione dichiarando che “le circostanze non sono cambiate” e che esiste ancora il rischio di fuga. Questa risposta ha suscitato critiche sia in Italia che all’estero, con molte voci che vedono in questa decisione un segno della forza del governo Orban e delle sue politiche restrittive.
Roberto Salis, il padre di Ilaria, ha commentato che questa decisione è stata “l’ennesima prova di forza del governo Orban”, esprimendo preoccupazione per la sicurezza e il trattamento della figlia in carcere. Ha anche sollevato il tema delle condizioni detentive, sottolineando che Ilaria è stata presentata in tribunale con manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie, una situazione umiliante e degradante.
In una lettera scritta a mano, Ilaria Salis ha autorizzato la stampa italiana a pubblicare le foto che la ritraggono in manette, evidenziando così la sua determinazione nel far conoscere la sua situazione e nell’affrontare pubblicamente le ingiustizie subite.
Ilaria non è sola in questa battaglia per la giustizia. Il suo caso ha attirato l’attenzione di molti, inclusi artisti e intellettuali italiani come Zerocalcare, che si è unito al gruppo di persone minacciate mentre erano in Ungheria per supportare Ilaria.
Tuttavia, la situazione resta difficile e la prossima udienza fissata per il 24 maggio sarà cruciale per determinare il futuro di Ilaria. La sua storia non è solo una questione di giustizia individuale, ma solleva anche interrogativi più ampi sul rispetto dei diritti umani e sulla tutela delle libertà fondamentali in Europa.
L’aereo militare russo precipitato oggi vicino alla costa di Sebastopoli, in Crimea, sarebbe stato abbattuto dallo stesso esercito russo dopo il decollo dall’aeroporto di Belbek. Lo scrivono i media ucraini che citano il canale Telegram Crimean Wind. “A Sebastopoli le truppe russe hanno abbattuto il loro stesso aereo che stava decollando dall’aeroporto di Belbek”, si legge nel messaggio social che, citando testimoni oculari, aggiunge che il pilota è riuscito a lanciarsi fuori dal velivolo prima dello schianto.
Una notizia tragica dalla Germania, un giovane di 19 anni ha compiuto un gesto terribile, uccidendo a coltellate il padre, la madre e il fratello, ferendo anche gravemente sua sorella.
La strage familiare ha avuto luogo martedì sera, intorno alle 21, in un appartamento a Hohentengen, un piccolo comune del Baden-Württemberg, al confine con la Svizzera. Il giovane si è arreso alle autorità senza opporre resistenza ed è stato incriminato per triplice omicidio doloso e tentato omicidio della sorella. Quest’ultima, sebbene gravemente ferita, è fuori pericolo di vita.
Le vittime, Erminio Congiu e Annalisa Prasciolu, genitori di 58 e 61 anni, sono decedute sul colpo, mentre il fratello, di 34 anni, è spirato in ospedale nonostante i tentativi di rianimazione. La famiglia proveniva dai comuni sardi di Silius e Ballao, nella provincia Sud Sardegna, e la madre tornava spesso sull’isola per visitare le sue sorelle.
Il Baden-Württemberg, con capoluogo Stoccarda, è una regione storica per l’emigrazione italiana, e la comunità italiana, compresa quella sarda, ha radici profonde in questa zona. Il giovane presunto responsabile dell’omicidio possiede la doppia cittadinanza, tedesca e italiana. Le autorità tedesche sono ancora caute nel fornire ipotesi sui motivi che hanno spinto il giovane ad agire in modo così violento: il movente è oggetto di indagine.
A Silius, dove risiedono molti parenti delle vittime, il sindaco Antonio Forci ha espresso il suo cordoglio per l’accaduto, definendo la vicenda “triste” e “scioccante”. È ancora presto per decidere dove saranno seppellite le vittime, ma è probabile che la comunità si stringa intorno alla figlia sopravvissuta e ai familiari in questo momento di profondo dolore.