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Amianto nel talco per neonati, Johnson & Johnson ritira 33mila flaconi dal mercato Usa

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Il gruppo farmaceutico e cosmetico Johnson & Johnson ha annunciato di aver ritirato 33mila flaconi di talco negli Usa, dopo che all’interno sono state scoperte tracce di amianto. Da anni la compagnia ritiene che i suoi prodotti ne sono totalmente privi. A Wall Street la reazione è stata immediata, con un calo del 5,5% alle 20.30. In un comunicato il marchio ha informato di aver deciso il ritiro dei prodotti “per eccesso di precauzione”, dopo “un test condotto dall’agenzia americana del farmaco (Fda) che mostra la presenza di infimi livelli di contaminazione da amianto crisotilo (al di sotto dello 0,00002%) in campioni provenienti da una bottiglia comprata online”.

Johnson & Johnson ha già subito condanne in passato, tra cui nel luglio 2018 a pagare 4,7 miliardi di dollari in danni e interessi a un gruppo di 22 donne, che affermava di aver sviluppato il cancro alle ovaie dopo aver usato talco per l’igiene intima. Il prodotto, venduto come prodotto per neonati, è usato anche dagli adulti per contenere la traspirazione e prevenire le irritazioni. La compagnia ha annunciato di aver lanciato un’inchiesta per verificare se il flacone testato dalla Fda fosse integro e la validità dei controlli.

L’uso del farmaco Risperdal fa crescere il seno agli uomini, la Johnson & Johnson condannata a pagare 8 miliardi di dollari di danni

Johnson & Johnson multata per 572 milioni di dollari per oppiacei nei medicinali

Tracce di amianto nel borotalco della Johnson & Johnson, lo sapevano da 20 anni e tacevano mentre si moriva di cancro

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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