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Cronache

A Natale le coppie “scoppiano”, aumenta la violenza domestica

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Il Natale festa della famiglia, festa di pace e serenita’. Ma non per tutti. Anzi durante le festivita’ le coppie in crisi, sembrano ‘scoppiare’ e aumentano gli episodi di violenza domestica sia fisica, sia psicologica. Complice il fatto che i coniugi o i conviventi in questo periodo dell’anno trascorrono piu’ tempo insieme in casa e i problemi si acuiscono. Aumentano anche i casi di stalking con ex mariti o fidanzati che pedinano le loro ex donne, per vedere con chi trascorreranno le feste, mariti violenti che trovano ogni pretesto per alzare le mani, dal vestito troppo scollato per la sera di Capodanno, al pranzo di Natale che non e’ stato preparato come pretendevano.

Non e’ un caso che all’inizio di ogni anno le richieste di separazioni aumentano. Stando almeno all’osservatorio dell’avvocato Valentina Ruggiero, esperta in diritto di famiglia, da trenta anni in attivita’ e per dieci uno degli avvocati “di punta” di Telefono Rosa. E’ stata anche membro dell’Osservatorio di diritto di famiglia della sezione di Roma per oltre 6 anni e spesso coordinatrice delle Commissioni del Consiglio dell’ordine. “Durante le festivita’ soprattutto la donna, ma anche l’uomo se e’ una vittima – spiega l’avvocato – prende piu’ coscienza delle problematiche della coppia e della situazione di violenza che subisce tra le mura domestiche.

Lo stare insieme per un periodo di tempo piu’ lungo, senza la distrazione degli impegni di lavoro come accade in occasione delle festivita’, fa diventare lo stare insieme una gabbia. Nei casi di mariti violenti la donna si rende conto di non poter decidere nulla, di non poter esprimere la propria personalita’ e si sente come in una prigione. La violenza e’ soprattutto psicologica e diventa fisica quando la moglie, che ha sempre subito, in particolare quando ci sono i figli minori, decide di ribellarsi e di riconquistare la sua liberta’”. L’identikit dei coniugi che a Natale ‘scoppiano” sono quelli che solitamente stanno insieme da oltre 20 anni. “Il violento davanti agli altri – racconta l’avvocato – e’ socievole ed amicale con i parenti, gentile anche con i figli e in genere e’ squisito nelle relazioni umane e sociali, mentre l’uomo taciturno e riservato e’ quasi mai violento”.

Ma i violenti, ed in generale gli uomini manipolatori, secondo l’esperienza trentennale dell’avvocato, in questo periodo storico “sono per la maggioranza di un certo livello sociale, raramente di un livello basso. Appartengono a quella classe sociale definita borghesia che ora e’ in difficolta’: da una situazione agiata, queste persone si ritrovano con frustrazioni lavorative perche’ hanno perso lo status che avevano prima con conseguenze economiche, anche pesanti e sfogano sulle donne proprio le frustrazioni”. Il Natale delle famiglie con nodi irrisolti, in particolare con uomini violenti, di solito si trascorre con i parenti “del carnefice”. “Questo perche’ il violento – sottolinea Ruggiero – tende ad isolare la vittima e quindi ad impedirgli di vedere i propri parenti. Penso alle tante donne che hanno i genitori in altre citta’ e viene loro negato un contatto anche durante le festivita’.

Si tratta di un allontanamento strategico del carnefice. I parenti d’origine percepiscono l’avversione nei loro confronti, l’antipatia e cosi’ rispettano la volonta’ delle figlie, ma non colgono sempre cosa si cela questa ostilita’ e spesso non si rendono conto nemmeno delle violenze che la propria figlia subisce. A volte preferiscono non approfondire. Sovente e’ proprio la vittima a non riferire quanto accade per non manifestare questa sua debolezza nel dover subire un uomo violento. E cosi’ dopo il Natale e Capodanno – conclude – tante donne decidono di uscire dalla gabbia, dalla prigione che era diventata la famiglia e decidono di separarsi”.

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Omicidio Borsellino, il pm: Arnaldo La Barbera figura centrale del depistaggio

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“Figura centrale di questo depistaggio è Arnaldo La Barbera. Mi auguro di non sentire affermazioni, da parte della difesa, sul fatto che si processano i morti, chi non è in grado di difendersi, sugli schizzi di fango, così come fatto in primo grado. Perché al di là delle frasi ad effetto mi piacerebbe capire cosa dovrebbe fare un pubblico ministero quando c’è l’ipotesi di un’azione delittuosa concorsuale nel momento in cui la figura centrale è deceduta. Dovremmo archiviare anche per gli altri? E nemmeno si possono omettere tutte le argomentazioni che riguardano la figura centrale”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, iniziando la sua requisitoria nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta nei confronti dei poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Tutti ex appartenenti al gruppo di indagine Falcone-Borsellino con a capo Arnaldo La Barbera.

“Dobbiamo partire – ha continuato Bonaccorso – dalle risultanze su Arnaldo La Barbera che ci danno l’immagine di un soggetto che è un ponte tra due mondi, quello di Cosa Nostra e quello dei servizi deviati, entrambi interessati al mancato accertamento della verità. Alla scorsa udienza ho iniziato la requisitoria parlando dell’anomala collaborazione, per non dire inquietante, tra la procura di Caltanissetta e il Sisde nella fase preliminare delle indagini.

Questa collaborazione nasce dall’ostinazione del dottore Tinebra, allora procuratore di Caltanissetta, che all’indomani della strage sollecitò una collaborazione con il Sisde. La cosa singolare è che l’attività del Sisde, anziché entrare in collisione con l’attività della Squadra Mobile di Palermo, si salda perfettamente con essa. Il Sisde veste di mafiosità Vincenzo Scarantino, che fino ad allora era stato un delinquente comune”. Vincenzo Scarantino era definito come un “picciotto” del quartiere della Guadagna che si occupava all’epoca di furtarelli e sigarette di contrabbando.

E’ evidente che nel nostro Paese vige il principio della presunzione di innocenza e pertanto le contestazione del pm a La Barbera (deceduto) come a chunque altro in questo processo non sono sentenze. L’ultima sentenza sarà la Cassazione ad emetterla.

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Escort e regali di lusso per appalti smaltimento rifiuti

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Escort di lusso, bottiglie di champagne, pernottamenti in hotel e cene costose nonché buoni carburante e biglietti per le partite di calcio in cambio di appalti affidati in via esclusiva per lo smaltimento dei rifiuti. Corruzione e sfruttamento della prostituzione sono i reati contestati nell’operazione ‘Leonida’ condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla procura di Reggio Emilia che ha portato ad eseguire 5 misure cautelari (di cui una ai domiciliari e quattro interdittive) e 14 avvisi di garanzia nell’ambito di perquisizioni in corso dall’alba di stamattina, oltre che nel Reggiano, nelle province di Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Sassari, Roma e Siena.

Agli arresti domiciliari è finito il socio unico e presidente del Cda di Greenlife srl ed di Ecologia Soluzione Ambiente Spa con sede a Bibbiano, nel Reggiano. Tra gli indagati anche due ufficiali dell’Esercito e un ingegnere civile, tutti e tre impiegati nello stabilimento militare ripristini e recupero del munizionamento di Noceto (Parma) e accusati di aver ricevuto le regalie per favorire l’azienda negli affidamenti diretti di lavori di smaltimento di rifiuti speciali (tra cui anche attività di demilitarizzazione di missili e di bombe al fosforo bianco) per una cifra complessiva di 650.000 euro tra l’aprile 2023 e gennaio scorso. Le commesse pubbliche affidate in via diretta e presunta illecita all’azienda reggiana sono state individuate nell’alveo dei servizi richiesti da alcune municipalizzate operanti in Toscana, Veneto, e Lombardia e per tali condotte sono indagate 10 persone (delle quali, 5 soggetti privati collegati a un’azienda reggiana e 5 pubblici ufficiali inseriti nelle tre aziende a partecipazione pubblica coinvolte nelle indagini).

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Non cammina più dopo il calcetto, un intervento gli salva l’arto

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Ha sentito un forte dolore alla gamba destra durante la partita di calcetto. Poi il dolore è passato, ma un trentacinquenne siciliano ha continuato a provare dolore camminando solo dopo pochi passi. Il suo calvario è continuato per un anno, servito ad identificare la rara malattia che gli causava tutti i problemi. Era infatti affetto da malattia cistica avventiziale dell’arteria poplitea: in pratica gli si erano formate delle cisti nell’arteria che si trova dietro il ginocchio, cisti che rendevano sempre più difficoltoso il passaggio del sangue.

Per salvargli la gamba, il trentacinquenne è stato operato ala Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza, con un complesso intervento durato circa tre ore in cui il tratto dell’arteria interessato dalle cisti è stato ‘sostituito’ con una vena prelevata allo stesso paziente. “Si tratta di un intervento delicato – ha spiegato Vittorio Segramora, direttore della Chirurgia vascolare – e reso difficoltoso delle tenaci aderenze che le cisti determinano con le strutture adiacenti e che impongono un meticoloso ed attento isolamento dei nervi (nervo sciatico-popliteo-esterno) e delle vene (vena poplitea) che devono essere preservati per garantire la normale funzionalità della gamba”.

Dopo pochi giorni dall’intervento, eseguito da Segramora con il dottor Savino Pasquadibisceglie, aiuto chirurgo vascolare, insieme alla dottoressa Margherita Scanziani, anestesista, il trentacinquenne è stato dimesso e, fanno sapere dal San Gerardo, è tornato ad una vita normale senza ulteriori disturbi.

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